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Basilica di San Francesco

La Basilica di San Francesco è da sempre considerata un esempio eccezionale di un complesso architettonico che ha modificato il concetto di architettura stessa.
Sita ad Assisi, è formata dalla sovrapposizione di due chiese e dalla cripta, dove è conservato il corpo del santo, la basilica custodisce capolavori dei maggiori artisti di tutti i tempi, quali Cimabue, Giotto, Pietro Lorenzetti e Simone Martini.

Venne costruita sotto la direzione di frate Elia, vicario generale e architetto dell’ordine, a partire dal 1228, appena due anni dopo la morte del santo, come luogo destinato ad accoglierne le spoglie. La prima pietra venne posta dal pontefice Gregorio IX il 17 luglio 1228 l’indomani della canonizzazione di san Francesco, nel luogo in cui si eseguivano le esecuzioni capitali e venivano seppelliti i malfattori. Secondo la tradizione lo stesso Francesco, in punto di morte, indicò ai compagni questo come il luogo per la sua sepoltura.

L’esterno della basilica ha richiami evidenti al gotico francese nello slancio della facciata e nel portale bipartito, mitigati dalle mensole orizzontali e dal rosone, che hanno un’aria prettamente umbra, e dal greve campanile dal largo impianto. Le superfici sono tutte nella pietra del Subasio, che si tinge di rosa nelle ore del giorno per brillare di bianco sotto la luna.

Chiesa inferiore

Vi si accede dal fianco della basilica, attraverso un doppio portale della fine del XIII secolo, sormontato da un protiro rinascimentale.

L’interno ha una singola navata, divisa da basse arcate in cinque campate, con cappelle laterali della fine del XIII secolo.

Nella prima campata, all’ingresso, sono esposte due grandiose tombe gotiche del XIV secolo, e, fra esse, un pulpito dalla base duecentesca con aggiunte e rifacimenti posteriori.

Di fronte all’ingresso si trova la cappella di Santa Caterina, o del Crocifisso, decorata con un ciclo di affreschi del bolognese Andrea Bartoli (1368) e alleggerita da bifore con vetrate trecentesche.

Il crocifisso ligneo policromo sull’altare è invece della fine del Quattrocento.

Nella navata, alle pareti sono resti di affreschi con Scene della Passione di Cristo (a destra) e Storie della vita di San Francesco (a sinistra), opera del cosiddetto Maestro di San Francesco (circa del 1253).

Quasi in fondo alla parete sinistra, in una nicchia sovrastante una tribuna gotica, si trova un affresco con Incoronazione della Vergine di Puccio Capanna (XIV secolo).

A metà della navata, una scala scende alla cripta; dietro l’altare, protetta da una grata di ferro, si trova l’urna che custodisce le spoglie del santo.

Tornando alla chiesa, la cappella della Maddalena conserva preziosi affreschi rappresentanti Storie della Maddalena e Santi (1314 circa), attribuiti alla bottega di Giotto, e forse con interventi diretti del maestro.

Nella prima cappella sinistra si ammirano invece gli episodi della Vita di San Martino, opera di Simone Martini (1312-1320).

Nella crociera, sopra il gotico altare maggiore, altri affreschi sono attribuiti agli aiuti di Giotto, tra cui il Maestro delle Vele.

Alle pareti e sulla volta a botte del transetto destro si trovano ancora affreschi della scuola di Giotto e una Madonna in trono con angeli e San Francesco, grandiosa composizione di Cimabue parzialmente decurtata. Alla contigua parete di fondo, sono attribuite a Simone Martini cinque figure di santi.

Anche nella cappella di San Nicola sono presenti affreschi di scuola giottesca, forse con interventi del maestro stesso, rappresentanti storie del santo (1300-1310).

In una nicchia sopra l’altare, il monumento funebre di Giovanni Gaetano Orsini è opera gotica di un ignoto maestro umbro.

Alle pareti e sulla volta del transetto sinistro si ammirano, tra le altre pitture, il ciclo con la Passione di Cristo e una Madonna e Santi di Pietro Lorenzetti e bottega (1315-20).

Chiesa superiore

Se la basilica inferiore, grave e oscura, invita alla penitenza e al silenzio, la superiore è slanciata verso il cielo, ariosa e luminosa. Di stile gotico con influssi francesi, è a una navata di quattro campate, dalle volte a crociera, con transetto e abside poligonale.

Il transetto è meravigliosamente decorato da affreschi di Cimabue, con la celebre Crocifissione, le Scene dell’Apocalisse e le Storie di San Pietro. Iniziato nel 1277, il ciclo è deperito a causa della variazione del colore bianco in toni scuri, che ha generato un effetto come di visione “in negativo”. Di Cimabue e collaboratori sono anche i quattro Evangelisti dipinti nella volta sopra il gotico altare maggiore, e gli affreschi con le Storie di Maria alle pareti.

Nella porzione superiore della navata si svolge un ciclo di affreschi, con Storie del Nuovo e del Vecchio Testamento, ritenuto in parte opera di pittori di scuola romana e in parte di seguaci di Cimabue. Lo spazio della narrazione è intervallato dalle finestre adorne di vetrate medievali, che, nonostante i rifacimenti, costituiscono una delle più complete raccolte esistenti in Italia.

Nella metà inferiore della navata, è il celebre ciclo di affreschi che ebbero in Giotto sia l’artefice che il supervisore di altre maestranze. Vi sono raffigurati episodi della vita di San Francesco, dalla giovinezza alla morte ai presunti miracoli postumi, inscritti in architetture dipinte che raffigurano colonne e mensole.